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FRANCESCO CARUSO

Interview al genio del desnudo

 

Tra moda, cinema, TV e pubblicità, i campi in cui oggi ti muovi, qual è il significato di glamour per Francesco Caruso?
«Nella fotografia glamour metto particolare attenzione alla bellezza, al fascino e alla seduzione senza però forzare questi concetti tutto deve risultare naturale e sospeso come se la foto non pretendesse di sedurti ma in realtà lo fa».

Qual è il confine tra nudo pornografico e nudo d’arte?
«In generale credo che nell’arte non ci debbano essere confini e quindi chi sa se il porno non sia arte anche quella.....
in particolare per me il nudo artistico crea immagini che stimolano visivamente il cervello non solo sotto il profilo seduttivo o sensuale e credo che quando questi stimoli non si verifichino più ma prevalga la sfera sessuale si potrebbe passare questo limite che tu immagini, ammesso che ci sia».

In un’intervista hai citato Peter Lindbergh: “Nulla è più sexy della personalità. La donna che ha il coraggio di essere se stessa è automaticamente sexy, anche se non porta i tacchi alti e la minigonna”.Chi sono le muse di Francesco Caruso? Come vengono scelte queste donne bellissime e irraggiungibili?
«Tutto parte da un progetto di immagine che ho in mente quindi scelgo la location e la modella che ha le caratteristiche che servono a realizzare quella immagine».

Ami il ritratto, tra i personaggi del mondo dello spettacolo, c’è una “musa” che ti ha ispirato più delle altre?
«Come ti dicevo tutto parte da un progetto quindi tutte le muse hanno interpretato la foto che io immaginavo attraverso la loro bellezza e creatività. Tutte sono state importanti allo stesso modo ognuna nel suo ruolo».

Hai mai pensato a un nudo artistico maschile?
«Ho fatto qualche scatto che realizzasse la potenza ».

Invasi dalla postproduzione e foto ritocco in pubblicità, quanto e come incide la postproduzione in un nudo artistico?
«Lo dici come se fossero arrivate le cavallette... in realtà anche prima dell’avvento del computer si ritoccava, era solo diverso il modo e molto più costoso. C’erano grandi ritoccatori oltre che grandi fotografi ed usavano pennelli e aerografi per ritoccare direttamente sulle stampe o addirittura sulle lastre del banco ottico.
Quindi la postproduzione incideva e continua ad incidere molto su qualsiasi tipo di fotografia anche sul nudo artistico».

L’avvento del digitale ha creato flotte di giovani aspiranti fotografi. Qual è la domanda da porsi per capire se perseguire o no la professione di fotografo? Se dovessi dare un punteggio da 1 a 10, quanto conta il talento, i mezzi, l’anima, il duro lavoro e la fatica?
«Diciamo che se un fotografo è già professionista è già avanti, direi che la vera domanda per gli aspiranti fotografi è: che fotografo voglio diventare?
Di tipi ce ne sono tanti e dal matrimonio al reportage di guerra ce n’è di differenza, scegliere bene la passione che si ha è la prima cosa.
Cosa conta di più? Mettiamola così: per me un fotografo è fatto di duro lavoro guidato dal suo talento filtrato dalla sua anima e cultura con i mezzi che ha a sua disposizione».

So, che per il piccolo Caruso “galeotto” fu il nonno. Vuoi raccontarcelo?
«Sì è stato mio nonno Antonio a passarmi questa passione, raccontarvelo non è semplice in poche parole. Antonio un uomo di altri tempi che aveva fatto la guerra  e sofferto la fame, che si era fatto la sua cultura da solo leggendo infiniti libri disposti su file  doppie delle librerie che coprono completamente le quattro pareti del suo studio spaziando dalle varie religioni alla storia alle scienze, non ha mai fatto il fotografo ed il suo unico cruccio in tal senso era quello di non avere più la sua Leica e tutti i rullini che aveva scattato durante la guerra perchè rubati. Sì è stato lui a passarmi questa passione ma anche la sete di cultura e la curiosità di imparare tutto quello che si può e forse è questo che serve più della passione per essere fotografi, diventare Uomini».

Ti stai aprendo anche al mercato internazionale. Progetti in corso e per il futuro?
«Per il futuro ho già in produzione il mio libro MUSE II ma ci vorrà ancora molto tempo perchè ho intenzione di scattare in tutto il mondo e il percorso è lungo. Stiamo anche progettando un secondo ciclo di mostre del libro MUSE vi terrò informati».

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